In attesa di notizie definitive sul futuro, e di constatare come la squadra reagirà a un’altra settimana molto particolare nella sfida contro il Bassano, i tifosi del Parma prendono posizione.
Nella consueta anteprima della fanzine che verrà consegnata in Curva Nord prima della gara di sabato, i Boys si sono mantenuti “laici” in merito al “toto-nomine”, ma non nel giudicare l’operato della proprietà e soprattutto dei dirigenti esonerati, o dimessisi, come nel caso di Scala. Il quadro è piuttosto sorprendente,
I tifosi hanno infatti rivendicato le critiche sulla costruzione della squadra, i cui limiti sono stati mascherati a loro dire per tante partite dal “fattore ‘C’”. Ma adesso che “sono uscite tutte quelle lacune mascherate dai risultati e da una classifica che ci vedeva comunque sempre ancorati alle prime posizioni, si parla di progetto fallito, di una squadra che ad oggi non ha capito la categoria e che per troppo tempo si è illusa di non essere quella che è veramente oggi. Per cui è lecito farsi alcune domande o meglio dare nome e cognome a questa prima parte di stagione estremamente negativa”.
“Assolto” Apolloni, cui viene solo dato il criptico consiglio di “non lasciarsi condizionare” nel prossimo impegno professionale, e, pur con “riserva”, anche l’ex ds Galassi (“Era un centrocampista elegante e tale si è mantenuto nei modi. Mai fuori dalle righe, ma nello stesso tempo mai nel cuore dei tifosi visto gli acquisti effettuati”), la scure della Nord si è abbattuta a sorpresa su due simboli degli anni d’oro come Lorenzo Minotti e Nevio Scala, cui vengono rimproverati alcuni vecchi “debiti da derby”:
Minotti viene definito “Un grande giocatore, ma come dirigente ha lasciato più di un dubbio. Estremamente legato alla sua Romagna nelle scelte tecniche, ci ha lasciato prima del derby, una partita per lui come le altre, ma non per noi!”
Quanto a Scala, “Ci ha fatto godere nei primi anni novanta, portandoci dove mai avremmo pensato di arrivare, ma poi come spesso accade, tutto finisce e non è facile ricominciare, specialmente dopo quello che accadde nel famigerato derby perso per salvare la Reggiana…per poi tornare con l’utopia del calcio biologico”. Parole, queste ultime, che riecheggiano quelle scritte domenica scorsa su facebook dall’ex presidente Fulvio Ceresini.
Il riferimento al derby perso è al famoso 2-0 del 6 aprile ‘94, nel primo e unico derby in A giocato al Mirabello, risultato poi decisivo per la sofferta salvezza dei granata conquistata all’ultima giornata grazie alla clamorosa vittoria sul campo del Milan già campione d’Italia.
Chiesto alla nuova società di “essere più presente e non delegare nessuno, perché oggi ci sono le risorse ma pecchiamo d’inesperienza e superficialità”, c’è spazio anche per una serena autocritica: “Ci siamo fatti ammaliare dalle sirene estive, abboccando a tutto quello che ci vendevano i dirigenti e la stampa”.
E in fondo il fatto che l’accenno alla stampa sia arrivato solo alla fine è un’altra sorpresa…