Il calcio italiano e il mondo degli allenatori perdono una delle figure più significative e amate di sempre.
È morto a Prato a 81 anni Eugenio Bersellini, protagonista della scena del pallone italiano per quasi secolo come giocatore prima e tecnico poi.
Nato nel parmense, a Borgo Val di Taro, dopo una breve carriera da giocatore condotta in Lombardia (Pro Patria, Brescia, Monza) e chiusa a Lecce, Bersellini divenne un allenatore di successo e lunghissimo corso, divenuto famoso grazie ai propri metodi bruschi, ma efficaci e sinceri, da cui il soprannome di ‘Sergente di Ferro’.
Oltre 20 le tappe di una carriera eccezionale, fatta da 490 panchine in A, avviata proprio a Lecce e arrivata in Serie A a Como nel 1973. Quindi le proficue e vincenti esperienze alla Sampdoria, in due riprese, la seconda delle quali durante la prima era Mantovani, allenando i giovani Roberto Mancini (con il quale non mancò qualche contrasto) e Gianluca Vialli, vincendo una Coppa Italia, e con l’Inter, club con cui Bersellini conquistò lo scudetto nel 1980 e due Coppe Italia, nel 1978 e nel 1982.
Bersellini è ricordato con affetto anche dai tifosi del Torino, allenato tra il 1982 e l’84, in particolare per lo storico derby vinto in rimonta il 27 marzo 1983 grazie ai tre gol in due minuti di Dossena, Bonesso e Torrisi.
Quindi le esperienze in club impegnati nella lotta salvezza (Ascoli, Avellino) e la parentesi in Libia come ct della Nazionale e di Al-Ahly Tripoli prima e Al-Ittihad, allenando anche Saadi Al-Gheddafi, campione nazionale nel 2002.