Quasi due anni dopo l’esito negativo della lunghissima trattativa per il passaggio di proprietà del Milan, torna a parlare Bee Taechaubol. Il broker thailandese, che fu a un passo dall’acquistare il 48% della società rossonera, ha rilasciato un’intervista all'”Independent”, tornando sul perché l’operazione saltò:
“Mi era stato chiesto se fossi interessato al Milan e visti i miei piani in Cina accettai. Il Milan era la squadra numero uno in Europa come fama ed era stata la prima squadra ad andare a giocare in Cina non appena il Paese si era aperto. Con le partnership che avevo in Cina, avremmo allargato la base di tifosi, coinvolgendoli sempre di più. Berlusconi è un uomo di parola, molto intelligente: mi spiegò come ci fossero solo due cose che non poteva vendere: la sua villa di Arcore e il Milan. In cuor suo non voleva separarsi dal Milan, non voleva cedere la maggioranza. Decidemmo allora di fare un’offerta per il 48%”.
A complicare tutto fu il ritiro dellla Citic Internacional, banca che affiancava Bee nell’operazione, che impose il coinvolgimento di un fondo cinese, e soprattutto l’operazione al cuore che convinse l’ex Cavaliere a cedere il 100% delle quote.
Qui a farsi da parte fu Bee: “Ho pensato non avesse senso per uno straniero, in un grande club come il Milan, non avere un partner italiano forte. Senza Berlusconi, non aveva senso farlo, il rischio era troppo grande”.
Adesso però la proprietà è straniera. Bee non risparmia una frecciata alla cordata di Yonghong Li: “Il Milan sarà sempre il Milan, vincere è nel suo Dna. La questione è capire quanto la proprietà sarà rispettosa della cultura italiana e del brand. Ma con la giusta strategia, torneranno al top”.