Dopo un lunga marcia anche la Turchia entra nell’albo d’oro della Coppa dei Campioni che l’Italia ha vinto con Varese, Milano, Cantù, Roma, primo Paese – quando era il Bel Paese – per titoli di sempre anche se dopo la finale “repesiana” giocata dalla Fortitudo non ne ha giocate altre, salvo raggiungere le Final Four e collezionare platonici terzi posti. Ma la storia si fa coi successi, non con i titoli rievocati e rassegnati e la storia e l’aiutino italiano fornito a questa impresa da Gigi “Talinban” Datome, capitano azzurro e da Maurizio Gherardini capo delle operazioni e artefice dell’ingaggio di Epke Udoh, MVP indiscusso dell’evento, non poteva non riempire un vuoto anacronistico. Da sette anni l’Eurolega è” Turkish Airlines” e lo sport professionistico un investimento costoso ma utile per occidentalizzarsi, specie nel basket grazie al suo capo dello Stato Erdogan che in fatto di passione batte anche Obama. Mancava la cornice, e il teatro ideale dell’incoronazione non poteva che essere Instanbul che come impianti di basket è sicuramente meglio di tutti le metropoli europee, e ne ha ben 3, il vecchio Abdi Ipecki, l’Arena del Fenerbahce costruita dagli stessi architetti di quelle di Berlino e Londra e la Sinan Erdem Arena da 16 mila posti inaugurata nel 2010 quando gli Usa di Durant e Curry vinsero la Coppa del Mondo battendo nella finale la Turchia di Bogdan Tanjevic. Lo stesso impianto scelto dalla FIBA per la fase finale degli europei ai primi di settembre che potrebbe proiettare la Turchia sul podio, anche se con tutto rispetto per il nuovo CT (Ulf Sarica), lo “scomodo” Ataman sarebbe stata una scelta migliore.
Questo trionfo era scritto nelle stelle dall’inizio della stagione, anzi fin da un anno fa quando il Fenerbahce raggiunse la sua prima finalissima di Euroleague ma Obradovic, troppo generoso col suo giovane allievo greco Itoudis, si fece sfilare di tasca nel supplementare il titolo dal Cska. La rivincita, covata per un anno con un lavoro pontenziale, non è stata facile come dall’esterno potrebbero apparire queste due vittorie nette con il Real Madrid e l’Olympiacos. A metà stagione, dopo 5 sconfitte, fra cui quella casalinga con Kazan, la squadra gialloblu che non ebbe fortuna anni fa con Pianigiani vinse una coppa di Turchia con Luca Delmonte mentre lui era ricoverato in ospedale, era scesa al 6° posto, bastava un nonnulla per non essere fra le prime otto. In una situazione di panico il presidente del club non ha ragionato come certi presidenti italiani, ha confermato il duo Obradovic-Gherardini per alti tre anni. La squadra si è faticosamente ritrovata dopo una catena di infortuni, ha chiuso la regular season al 5° posto. Ma in una situazione di rischio, senza cioè il favore del campo nei playoff, da quel momento ha aumentato in ragione proporzionale alle difficoltà del calendario il rendimento. Il 23 marzo l’ultima sconfitta stagionale col Real Madrid (80-77), poi una progressione continua negli ultimi due mesi, le due vittorie esterne contro i 20 mila tifosi del Panathinaikos, la sua ultima squadra con le quale vinse le sue ultime 5 Coppe dei Campioni prima di prendersi un anno sabbatico e tornare nell’agone a 54 anni col Fenerbahce per riuscire a trovare la combinazione giusta per aprire le porte dell’Europa Occidentale.
Energia, forza, concentrazione. Una volata trionfale, cominciata con le due vittorie in 48 ore nell’inferno di Atene, un record perchè nessun club aveva fatto altrettanto in Eurolega fino ad oggi, mettendo sul piedestallo un ragazzo serbo di 24 anni, Bogdan Bogdanovic, capace di giocare alla maniera di Drazen Petrovic, e lo stesso che nella finalissima è stato il top-scorer (17 punti) assieme a un altro giovane serbo, Nikola Kalinic, che sembrava un doppione di Datome e Vesely e invece è stato l’eroe della vittoria contro gli spagnoli. Che ha detto che la squadra era pronta per afferrare il primo trofeo. Non era facile mettere allo spiedo il Real, la vincitrice della regular season con le sue invidiabili individualità, due o tre opzioni per ogni ruolo, anche se Pablo Laso non è Obradovic. Laso ha ricostruito il Real Madrid dopo il fallimento di Ettore Messina, sicuramente è un bravo artigiano, ma manca di quelle sottili intuizioni proprie dei maghi dalla panchina e a volta si perde nel turn over un’arma a doppio taglio. Per sovvertire il trend dei turchi forse ha sbagliato a lanciare subito nella mischia Luka Doncic il jolly diciottenne che questa stagione gli aveva vinto parecchie gare importanti .
Ecco che questo trofeo diventa, anche se pleonastica, la prova del 9 della grandezza di questo ex giocatore di non molti centimetri e pochi muscoli ma dalla gran testa che dopo aver avuto la regia della famosa nazionale slava prima della diaspora, ha sentito la vocazione per la panchina ritirandosi a 22 anni per vincere subito col Partizan, a Istanbul, la sua prima Coppa dei Campioni. Non c’è stato e forse mai ci sarà un allenatore capace di conquistare 9 titoli, quanto il primato assoluto di vittorie del Real ma in 60 anni, con cinque club diversi, Partizan Belgrado, Juventud Badalona, Real Madrid, Panathinaikos (5 titoli) e Fenerbahce. E’ il Carlo V° dello sport, peccato che fra tre anni, alla scadenza del contratto toccherà i 60 anni, e sarà troppo tardi per vederlo su una panchina della NBA di college, certamente la sua carriera non è inferiore come a titoli a quella di Gregg Popovich suo “cugino” di sangue slavo. Ma lui è felice così, non ha bisogno di vivere di luce riflessa dietro un grande santone della NBA. Intelligenza veloce, scaltrezza, pazienza certosina, nessuna fissazione tolemaica, non da mai nulla per scontato e non lascia nulla di intentato. Ma rispetta un sacrosanto codice etico, da vero sportman, non copia gli schemi, si è fatto con la grande esperienza empirica degli slavi col loro senso di sfida smisurato e il suo primo maestro è stato Nikolic.
Il potere è delle persone, non dei sacri testi. a volte scopiazzati Sono contento di avere la sua stima e di essere suo tifoso della prima ora, non ha scheletri nell’armadio, non fugge lasciando la bara mentre sta affondando, va dritto per la sua strada, non calpesta chi è debole, non è un lobbysta come qualcuno di mia conoscenza, dice pane al pane e vino a al vino, rispetta le opinioni e le critiche altrui. E fuori dal campo, può parlare di tutto, senza saccenteria, ascolta anche gli altri, non è un nichilista, non crede di aver inventato il basket, non si atteggia a guru. E quando deve essere duro, non guarda in faccia a nessuno. Intervistato dopo la gara Epke Udoh, un prima scelta vero NBA, il MVP di questa edizione, ha fissato Obradovic e risposto con una battuta ai giornalisti che volevano una spiegazione della sua indimenticabile gara: “Ha fatto soltanto quello che questo signore accanto voleva da me. Se l’avessi deluso non so cosa sarebbe accaduto!”
Da parte sua Obradovic ha detto di essere soprattutto felice per questo primo successo ha ringraziato il presidente che gli ha dato fiducia col suo staff. “Questo è il risultato di un lavoro di tutti, dai dirigenti agli impiegati , l’organizzazione paga anche se poi la gloria giustamente è dei giocatori. Poi ha promesso di difendere il titolo nazionale e questo trofeo. “L’anno prossimo la final four è a Belgrado, la mia città e farò di tutto per difenderlo”. Il decimo titolo è già ipotecato,.
FENERBAHCE-Olympiacos 80-64 (15.671 spettatori; 26-18, 13-16; 21-14, 20-16; Val. 108/62 +44;17 Bog.Bogdanovic 4/8 3/7 da3 5r 1a, 17 N.Kalinic 2/2 4/6 da tl1/1 5r 5a val24, 11 G.Datome no st, 1/3 2/2 da3 tl3/4 6r 1re Val15, 10 E.Udoh 1/2 tl8/10 9r 4a 5st 6fs Val29, B.Dixon 1/2 2/6 da3, 8 J.Vesely 3/7 tl2/2 8r 2a, 4 P.Antic, 3 K.Sloukas 0/2 1/2 da3 5a, 2 J.Nunnally 1/3, A.Bennett, H.Mahmutolu, A.Duvieroglu.; 14 K.Birch 4/4 6/8 V16, 10 N.Milutinov no st, 5/5 4r, 9 V.Spanoulis 0/5 2/7 tl3/3 2r 8a, 7 G.Printezis 2/7 1/2 1a Val5, 9 V.Mantaris 0/1 3/3 da3 3a, 3 K.Papanikolau 0/4 1/5 da3 5r 3a, 7 E.Green 2/4 1/3 da3 4r, D.Agravanis 0/3 da3, 3 V.Toliopoulos 1/2 da3, 2 D.Waters, P.Young, I.Papapetrou. R-A: 40-20, 30-18. Tiro 2: 41,9% (13/31) – 40% (14/35); Tiro3: 52% (13/25) – 34,6% (9/26). Tiri liberi 15/19 – 9/12. Pe 8-6. Stoppate: 9-5. Arbiti: Hierrezuelo, Ryzhyk. Latisev. MVP: 29 Epke UDOH (Us).
Finale 3° posto: CSKA-Real Madrid 94-70 (23-10, 22-22 24-24, 25-12; 14 K.Hynes 5/7 7r, 13 N.De Colo, 7 M.Tedosic ; 7 S.Llull, 6 L.Doncic o/1 0/2 da3 tl6/6 4r 2a.
SEMIFINALI: FENERBAHCE-Real Madrid 84-75; OLYMPIACOS-Cska 82-78.